Auto elettriche in Italia: crescita, incentivi e cosa aspettarsi nel 2026

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Il mercato italiano delle auto elettriche sta vivendo una fase di trasformazione accelerata. Dopo anni di crescita timida rispetto agli altri paesi europei, nel primo trimestre del 2025 l’Italia ha registrato segnali incoraggianti con 25.161 veicoli elettrici immatricolati e una quota di mercato salita al 5,16% – un balzo significativo rispetto al 3,82% dello stesso periodo del 2024.

Il mercato italiano delle auto elettriche nel 2025

L’Italia continua a essere il fanalino di coda in Europa per quanto riguarda l’adozione dei veicoli elettrici. Mentre la media europea ha raggiunto il 15,2% di market share nel primo trimestre 2025 la Germania ha toccato il 17%, la Francia il 18% e il Regno Unito addirittura il 20%, il nostro paese si ferma ancora al 5,16%. Ma c’è da dire che questo dato rappresenta comunque una crescita del 75% in termini di unità vendute rispetto all’anno precedente.

Il circolante complessivo di veicoli elettrici in Italia ha raggiunto circa 300.000 unità a marzo 2025, segnando una crescita dell’830% negli ultimi cinque anni. Un dato impressionante che dimostra come, seppur lentamente l’elettrificazione stia prendendo piede anche nel mercato italiano. Interessante notare che questa crescita è avvenuta nonostante l’assenza di incentivi strutturati alla domanda per buona parte del periodo considerato.


Dati chiave del mercato italiano Q1 2025

Nel primo trimestre del 2025, il mercato automobilistico italiano ha mostrato segnali contrastanti ma con tendenze positive per l’elettrico.

  • 25.161 veicoli elettrici immatricolati con un incremento del 75% rispetto al Q1 2024
  • Market share BEV salita dal 3,82% al 5,16%, superando anche i numeri del 2023
  • Mercato automobilistico generale in calo dell’1,6% mentre l’elettrico cresce in controtendenza
  • Il segmento B ha registrato una crescita del 142% con una quota del 17% sul totale BEV venduti

Analizzando i canali di mercato emerge un quadro interessante: il canale privato continua a dominare con il 43% delle vendite BEV, seguito dal noleggio a lungo termine al 30% (in crescita dell’89,6% rispetto al 2024). Particolarmente significativo l’aumento delle auto km 0 e delle immatricolazioni presso i concessionari che hanno registrato un impressionante +146,3%, trainato dall’aumento dell’offerta di veicoli elettrici nei punti vendita.

Progressi tecnologici : autonomia e ricarica

Uno dei principali ostacoli percepiti all’adozione delle auto elettriche è sempre stata l’autonomia limitata. Ma i dati mostrano una realtà ben diversa. Negli ultimi dieci anni, l’autonomia media omologata dei modelli elettrici disponibili sul mercato italiano è più che triplicata raggiungendo oggi oltre 500 chilometri. La capacità media delle batterie è quasi raddoppiata nello stesso periodo, passando da valori intorno ai 50 kWh a oltre 94 kWh previsti per i modelli del 2028.

Questa evoluzione è il risultato di significativi miglioramenti nella densit energetica delle batterie e nell’efficienza dell’elettronica di potenza . Le batterie moderne riescono a immagazzinare più energia nello stesso spazio, mentre i motori elettrici sono diventati più efficienti. Non si tratta più dei motori a corrente continua dei primi modelli, ma di sofisticati motori sincroni a magneti permanenti o a riluttanza variabile che offrono prestazioni e affidabilità superiori.

Potenza di ricarica: chilometri recuperati in tempi diversi

30 km
Ricarica 5 minuti
50 kW
150 km
Ricarica 15 minuti
150 kW
360 km
Ricarica 30 minuti
350 kW

Calcolato su veicolo con efficienza 16,7 kWh/100km e SoC dal 10% all’80%

Ma l’innovazione più rilevante riguarda le velocità di ricarica. L’introduzione delle architetture a 800 volt sta rivoluzionando l’esperienza d’uso delle auto elettriche. Aziende come Hyundai sono state pioniere in questo campo con la gamma IONIQ che permette di ricaricare dal 10% all’80% in appena 18 minuti – il tempo di una pausa caffè durante un viaggio. Sul mercato europeo sono già disponibili 14 modelli con questa tecnologia avanzata che consente di trasferire più potenza senza aumentare peso e spessore dei cavi.


Le batterie durano più del previsto

Uno studio su 5.000 veicoli elettrici immatricolati nell’arco di dieci anni ha sfatato il mito del rapido degrado delle batterie. Il degrado medio annuo è dell’1,5% più accentuato nei primi due anni, per poi stabilizzarsi. Dopo nove anni la perdita di capacità rimane inferiore al 15% , garantendo prestazioni elevate ben oltre la scadenza della garanzia del costruttore.

Prezzi in calo e maggiore accessibilità

Il prezzo di acquisto è sempre stato considerato il principale ostacolo alla diffusione delle auto elettriche. Ma anche su questo fronte le cose stanno cambiando rapidamente. In quattro anni, dal 2021 al 2024, si è registrata una riduzione significativa dei prezzi medi in tutti i principali segmenti di mercato europei. Il segmento B, particolarmente importante per paesi come Italia e Francia ha visto una discesa costante dei prezzi con l’uscita sul mercato di numerosi modelli sotto i 25.000 euro.

Nel primo trimestre 2025 sono stati venduti in Italia 23.060 veicoli elettrici del segmento B con un incremento del 142% rispetto allo stesso periodo del 2024. Questi modelli più accessibili stanno democratizzando l’accesso alla mobilità elettrica, rendendola una scelta concreta anche per le famiglie con reddito medio. Marchi come Renault, Volkswagen e Citroën stanno lanciando modelli sotto i 20.000 euro utilizzando batterie LFP (Litio Ferro Fosfato) più economiche ma ugualmente performanti.

Evoluzione prezzi medi per segmento (2021-2024)

Segmento 2021 2024 Variazione
Segmento B €32.500 €24.800 -24%
Segmento C €41.200 €37.900 -8%
SUV Compatti €46.800 €42.300 -10%
Segmento Premium €68.500 €61.200 -11%

Fonte: EV Volumes – Dati mercato europeo

Ma il prezzo di listino racconta solo una parte della storia. Quando si considera il costo totale di possesso (TCO – Total Cost of Ownership) il quadro cambia radicalmente. I veicoli elettrici hanno costi di esercizio significativamente inferiori: la ricarica costa meno del rifornimento di carburante la manutenzione è ridotta al minimo grazie all’assenza di componenti soggetti a usura come filtri, olio motore e frizioni. Aggiungendo gli incentivi nazionali, le agevolazioni fiscali, l’accesso gratuito alle ZTL e i parcheggi scontati in molte città l’elettrico risulta già oggi l’alimentazione più conveniente per molti automobilisti.

Infrastrutture di ricarica: a che punto siamo

L’Italia ha fatto progressi significativi sul fronte delle infrastrutture di ricarica. A marzo 2025 sono attivi 65.992 punti di ricarica ad uso pubblico, con una crescita del 17% rispetto al 2024. Particolarmente rilevante l’espansione delle colonnine ultra-rapide (≥150 kW) che hanno raggiunto quota 4.230 unità distribuite sul territorio nazionale.

La capillarità della rete è impressionante: il 93,7% del territorio italiano ha almeno un punto di ricarica nel raggio di 10 chilometri. Questo significa che nella maggior parte delle situazioni quotidiane trovare una colonnina disponibile non è più un problema. Il rapporto tra veicoli elettrici circolanti e punti di ricarica pubblici si attesta a 5,4 – un valore tra i migliori al mondo che posiziona l’Italia al quarto posto nella classifica globale.

Tuttavia rimangono alcune sfide da affrontare. Il costo dell’energia elettrica per la ricarica in Italia è tra i più alti d’Europa specialmente per le colonnine ultra-rapide. Questo rende il costo di esercizio dei veicoli elettrici meno vantaggioso di quanto potrebbe essere e rappresenta un freno alla diffusione specialmente per chi percorre molti chilometri. Inoltre circa il 16% delle stazioni installate non è ancora connesso alla rete elettrica, evidenziando la necessità di un maggiore coordinamento tra operatori di ricarica (CPO) e gestori della rete (DSO).

Il ruolo del noleggio e delle flotte aziendali

Un dato che passa spesso inosservato ma che è fondamentale per comprendere il futuro della mobilità elettrica in Italia riguarda le flotte aziendali. Nel nostro paese un’auto su due è destinata all’utilizzo aziendale e le decisioni di acquisto delle flotte hanno un impatto che va ben oltre la singola impresa. I veicoli aziendali percorrono chilometraggi più elevati e quindi hanno un effetto moltiplicato sulla riduzione delle emissioni. Inoltre vengono immessi nel mercato dell’usato dopo pochi anni rendendosi accessibili a una platea più ampia di consumatori.

Il noleggio a lungo termine si sta confermando come uno dei canali più dinamici per la diffusione delle auto elettriche. Nel primo trimestre 2025 questo canale ha registrato una crescita dell’89,6% rappresentando il 30% delle vendite BEV. Anche le compagnie di autonoleggio stanno accelerando la transizione verso l’elettrico. Secondo i dati di Cars Scanner Noleggio auto si osserva una crescita costante della domanda di veicoli elettrici a noleggio da parte di turisti e viaggiatori d’affari che vogliono sperimentare questa tecnologia senza l’impegno dell’acquisto.

Le flotte aziendali trovano nell’auto elettrica vantaggi concreti: minori costi operativi miglioramento della performance ambientale aziendale, crescita dell’immagine corporate. Ma per valorizzare appieno questo potenziale servono interventi mirati sul fronte della fiscalità. Attualmente il regime fiscale italiano per le auto aziendali è meno favorevole rispetto ad altri paesi europei con limiti di deducibilità fermi ai valori del 1997. La proposta di Motus-E prevede di incrementare la percentuale di deducibilità fiscale delle auto aziendali a zero emissioni all’80% per tutti gli utilizzi e di aumentare il costo massimo fiscalmente riconosciuto.

Cosa aspettarsi nel 2026

Le prospettive per il 2026 appaiono incoraggianti anche se restano alcune incognite. L’Europa nel suo complesso dovrebbe raggiungere una quota di mercato dei veicoli elettrici del 26% entro fine 2026 sostenuta da una nuova generazione di modelli accessibili e dalla produzione localizzata di costruttori europei e cinesi. Per l’Italia l’obiettivo realistico è consolidare la crescita iniziata nel 2025 puntando a superare la soglia del 7-8% di market share.

Diversi fattori giocheranno un ruolo cruciale. Il primo è l’arrivo sul mercato di ulteriori modelli sotto i 20.000 euro che renderanno l’elettrico accessibile a fasce di popolazione finora escluse. Il secondo è l’evoluzione degli incentivi: il Fondo Sociale per il Clima istituito dall’UE potrebbe finanziare programmi di noleggio sociale per le fasce meno abbienti con canoni mensili simbolici intorno ai 200 euro. Il terzo è il miglioramento dell’esperienza utente della ricarica sia in termini di disponibilità che di costi.

Sul fronte normativo, l’Italia dovrà recepire pienamente le direttive europee. Il regolamento AFIR (Alternative Fuels Infrastructure Regulation) impone che entro dicembre 2025 il 15% della rete stradale italiana sia dotato di stazioni di ricarica ad alta potenza dedicate ai mezzi pesanti, ma gli stessi principi dovranno guidare lo sviluppo dell’infrastruttura per le auto. I costruttori dal canto loro dovranno rispettare target sempre più stringenti sulle emissioni medie di CO₂ con obiettivi scesi a 93,6 g CO₂/km per le autovetture nel 2025 – un taglio di oltre il 10% rispetto al 2024.

La vera sfida sarà superare la narrativa negativa che ancora circonda i veicoli elettrici alimentata da fake news e informazioni distorte. I dati raccontano una storia diversa: le batterie durano più del previsto l’autonomia è più che sufficiente per l’uso quotidiano, i costi di gestione sono inferiori e l’esperienza di guida è superiore in termini di comfort, silenziosità e prestazioni. Ma queste informazioni devono raggiungere i consumatori in modo chiaro e trasparente.

L’Italia si trova a un bivio. Da un lato c’è il rischio di rimanere indietro rispetto agli altri paesi europei perdendo opportunità industriali e di innovazione. Dall’altro c’è la possibilità di sfruttare la transizione elettrica per rilanciare il settore automotive italiano creando nuove filiere nelle batterie, nell’elettronica di potenza, nelle infrastrutture di ricarica. La strada è tracciata servono politiche coerenti, investimenti mirati e soprattutto la volontà di abbracciare il cambiamento anziché resistervi . Il 2026 sarà un anno decisivo per capire quale direzione prenderà il nostro paese.